Disturbo dello spettro autistico: definizione e caratteristiche

Autismo al femminile

Il disturbo dello spettro autistico (ASD), nell’immaginario collettivo, è una condizione spesso associata a persone di sesso maschile. Tutta la cinematografia moderna che riguarda l’autismo, i video esplicativi o i libri che raccontano viaggi o semplicemente storie di persone autistiche trattano quasi sempre autistici di sesso maschile. Se si approfondisce la letteratura scientifica in realtà tale visione è confermata e viene alla luce che gli studi e le ricerche che includono maschi nello spettro sono in realtà la stragrande maggioranza. Tale discrepanza mediatica e scientifica è supportata da un dato epidemiologico che evidenzia come il rapporto maschi:femmine sia 4:1, ovvero ogni 4 maschi ASD ci sarà 1 sola femmina nello spettro autistico.
Questa differente distribuzione ha portato nel corso del tempo a strutturare una visione dell’autismo prettamente al maschile generalizzando i comportamenti tipici e le traiettorie di sviluppo spesso descritte nei libri, considerando le donne autistiche come una semplice controparte molto simile alle persone di sesso maschile affette da autismo. La realtà dei fatti tuttavia è ben diversa e numerosi recenti studi stanno dimostrando che l’autismo al femminile è un mondo spesso inesplorato, ancora sconosciuto e con caratteristiche spesso molto differenti rispetto all’autismo tipico riscontrato nei maschi.
Capita sempre più spesso a chi lavora nel campo dell’autismo di incontrare donne anche adulte che hanno passato una vita con importanti difficoltà relazionali e comunicative che in realtà erano dovute a una diagnosi di autismo mai effettuata. Le risposte sul perché non si riconosca l’autismo al femminile potrebbero essere molteplici. In primis un discorso culturale: come scritto prima l’autismo è più frequente al maschile e da sempre ci si è concentrati molto meno sulle caratteristiche dell’autismo al femminile. Il secondo motivo va ricercato nelle differenze di genere in sé che
riferiscono maggiore empatia alle donne rispetto agli uomini. Questo dato supportato anche da importanti lavori scientifici è comunque facilmente intuibile nella vita di tutti i giorni dove l’empatia delle donne è maggiormente riscontrabile rispetto a quella del genere maschile.
Per fare un esempio pratico e convincente basta pensare al numero degli iscritti alle facoltà di psicologia (quasi tutte donne) dove il livello di empatia è la base e la motivazione per il futuro lavoro rispetto a facoltà molto più sistematizzate (per esempio ingegneria con assoluta maggioranza maschile).
Donne autistiche senza diagnosi  Tale differenze di genere legate all’empatia possono di conseguenza portare a un apparente mascheramento diagnostico dell’autismo al femminile che se associato a una mancanza di cultura medica in materia può in larga parte spiegare il perché di molte donne autistiche senza diagnosi fino all’età adulta.
Studi scientifici negli ultimi anni hanno inoltre dimostrato come anche il cervello stesso tra donne e uomini autistici è diverso: numerose ricerche che hanno utilizzato la risonanza magnetica hanno evidenziato come ci siano differenze strutturali tra maschi e femmine autistiche con vere e proprie differenze volumetriche della stessa corteccia frontale. Non solo differenze cerebrali ma anche a livello comportamentale e neuropsicologico sono state trovate notevoli differenze tra maschi e femmine autistiche.
Variabile cruciale nel riconoscimento delle differenze di genere nell’autismo riguarda il livello cognitivo: se nel caso di un autismo a basso funzionamento cognitivo riconoscere e caratterizzare sintomi e di conseguenza un appropriato trattamento sia nel caso di autismo al maschile che al femminile potrebbe essere relativamente semplice, nel caso dell’autismo ad alto funzionamento le differenze di genere acquistano un valore predittivo e prognostico cruciale sia in termini di possibile ritardo della diagnosi sia per le caratteristiche peculiari di genere che possono essere confondenti ed esercitare una vera e propria azione di mascheramento diagnostico. Sono infatti proprio le donne autistiche ad alto funzionamento cognitivo quelle che con maggiore difficoltà vengono riconosciute.
Andando oltre i sintomi classici e volendo approfondire la questione sulle differenze tra maschi e femmine autistiche altri importanti segnali clinici che vanno tenuti in considerazione e possono riguardare anche le atipie del comportamento alimentare che nelle ragazze autistiche ad alto funzionamento potrebbero essere scambiati per veri e propri disturbi del comportamento alimentare come l’anoressia e ritardare o addirittura mascherare totalmente la diagnosi di autismo.
Infine un ultimo aspetto da tenere in considerazione riguarda la sessualità. Tale area di grande interesse ma poco approfondita è stata di recente oggetto di studi scientifici che hanno evidenziato come la quantità e la frequenza di comportamenti sessuali (ad es. masturbazione) è in misura paragonabile ai soggetti sani, e che gli adolescenti con autismo esprimono il desiderio di intraprendere relazioni affettive ed intime con un partner. In un’epoca in cui ancora si fa fatica a parlare di sessualità in persone con qualche tipo di disabilità fisica o mentale è ancora più complicato parlare di sessualità in relazione a differenze di genere e quindi in donne autistiche. Ad esempio il periodo dell’adolescenza che per un ragazzo autistico è complesso e difficile, per una ragazza autistica potrebbe essere fonte di ansia e frustrazione, poiché sono molti i cambiamenti fisici: comparsa del ciclo mestruale, sviluppo delle ghiandole mammarie e di quelle sudoripare, sviluppo dei sistema pilifero (gambe, ascelle, pube). Questi cambiamenti fisici, inoltre, dovranno necessariamente associarsi a cambiamenti nello stile di vita come l’uso di deodoranti, di prodotti per l’igiene intima femminile, l’uso dell’assorbente e del reggiseno. Pensare e valutare anche questi aspetti legati all’affettività e alla sessualità oltre ad essere testimonianza di un importante progresso culturale è una vera e propria salvaguardia anche di ipotetici comportamenti a rischio o abusi a cui una donna autistica potrebbe essere esposta