Disturbo dello spettro autistico: definizione e caratteristiche

Autismo e il ruolo della Sensibilità Sensoriale

Il disturbo dello spettro autistico è caratterizzato da difficoltà nell’interazione e comunicazione sociale e dalla presenza di comportamenti, interessi o attività ristretti e ripetitivi; tuttavia un altro parametro molto importante è rappresentato dal modo che questi bambini percepiscono e fanno esperienza attraverso i sensi.
Già nel 1943 Kanner descrisse interessi sensoriali anomali per superfici riflettenti e aumentata sensibilità a stimoli uditivi in alcuni bambini autistici. Fin dalle prime descrizioni del disturbo sono stati, infatti, riportati comportamenti anomali a causa di alterate risposte sensoriali, costituiti, ad esempio, dall’incapacità a tollerare il contatto con alcuni materiali (Ornitz e Ritvo, 1976). All’interno dei criteri diagnostici del DSM-5 per i disturbi dello spettro autistico è stato inserito l’aspetto dell’iper/ipo responsività sensoriale e ciò sottolinea l’importanza clinica di tale aspetto comportamentale (APA, 2013).
Possiamo classificare le difficoltà di modulazione della sensibilità sensoriale riscontrate nelle persone con autismo (Miller et al., 2007) nel modo seguente:
– iper-responsività: reazione comportamentale esagerata, negativa o di evitamento, di repentina insorgenza e/o di durata prolungata a stimoli sensoriali quali rumori, luci e odori presenti nell’ambiente;
– ipo-responsività: mancata o ridotta risposta a stimoli sensoriali come dolore (frequenti cadute, tagli, ecc.), temperatura (scottature, ustioni) e sapori (ridotte abilita gustative).
– ricerca compulsiva (sensory seeking/craving) e interesse insolito, assorbente ed eccessivo per una determinata esperienza sensoriale che risulta anomala per intensità o durata (luci, movimenti, odori e consistenze tattili specifiche).
Alterazioni della sensibilità sensoriale sono descritte in diverse patologie del neurosviluppo e anche in bambini a sviluppo tipico, tuttavia, con minore frequenza e caratteristiche differenti (Rogers, Hepburn e Wehner, 2003; Baranek et al., 2006; Leekam et al., 2007). In più del 90% delle persone con autismo, infatti, sono riportate anomale risposte sensoriali a carattere multimodale (vista, gusto, olfatto, tatto) e pervasivo, persistenti anche in età adolescenziale-adulta, caratterizzate da estrema variabilità nella tipologia e intensità (Rogers, Hepburn e Wehner, 2003; Leekam et al., 2007).
Alcune differenze rispetto all’età cronologica e al quoziente intellettivo sono state descritte con evidenze tuttavia contrastanti (Rogers, Hepburn e Wehner, 2003; Baranek et al., 2006). In relazione all’età, sembrerebbe che sintomi orali (esplorazione orale degli oggetti; rifiuto di alimenti a consistenza maggiore che richiedono masticazione) e alterazioni della sensibilità visiva (interesse inusuale per le luci e oggetti che ruotano; lateralizzazione dello sguardo) andrebbero incontro ad attenuazione nel corso della vita adulta (Leekam et al., 2007). Rispetto al livello cognitivo i risultati sono estremamente variabili. Infatti, da alcuni studi emerge che le alterazioni sensoriali (in particolare tatto, olfatto, gusto e udito) rimangono discretamente stabili nel corso della vita, indipendentemente dal livello cognitivo. In altri, invece, emerge che le persone con una maggiore compromissione cognitiva presentano una più ampia gamma e maggiore gravità di sintomi sensoriali associati (Baranek et al., 2006; Leekam et al., 2007).
La sensibilità sensoriale, inoltre, è uno tra i principali fattori che contribuiscono alla selettività alimentare nel disturbo dello spettro autistico(scopri il nostro corso di specializzazione ). I meccanismi coinvolti sono molteplici e possono riguardare, ad esempio: l’ipersensibilità alla consistenza (morbida, gelatinosa, dura, croccante, ecc.), al gusto (dolce, amaro, aspro, ecc.), all’odore (sia dei propri che degli altrui alimenti), al tatto (frutta con o senza buccia, ecc.), all’aspetto visivo (colore, forma, presentazione del piatto, ecc.) e alla temperatura degli alimenti; ma anche stimoli sensoriali (sonori, olfattivi e visivi quali rumori, odori e luci, ecc.) provenienti dall’ambiente in cui si consuma il pasto stesso (Dunn, 1999; Williams, Dalrymple e Neal, 2000; Rogers, Hepburn e Wehner, 2003).
Infine, l’iper-responsività sensoriale, in particolare uditiva e tattile, è stata associata a elevati livelli di ansia nella popolazione generale (Ben-Sasson et al., 2009; Goldsmith et al., 2006).
Tale correlazione risulta ancor più evidente e significativa nell’ambito dei disturbi dello spettro autistico, in cui gli individui (sia bambini che adulti, sia a basso che alto funzionamento) con marcate alterazioni di modulazione della risposta sensoriale presentavano più sintomi ansiosi e depressivi, rispetto a quelli con sensorialità conservata (Pfeiffer et al., 2005; Ben-Sasson et al., 2008).
Ad oggi, non è possibile identificare uno specifico fenotipo clinico caratterizzato da maggiore compromissione della sensibilità sensoriale (Rogers et al., 2003). Risulta tuttavia evidente che bisogna considerare di primaria importanza il trattamento dell’iper/ipo sensorialità nei bambini e adolescenti con disturbo dello spettro autistico.

Bibliografia:

APA (2013), DSM-5 Diagnostic and statistical manual of mental disorders, Fifth Edition, American Psychiatric Publishing, Washington, DC; trad. it. DSM-5: Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Milano, Raffaello Cortina Editore. Traduzione italiana della Quinta edizione di Francesco Saverio Bersani, Ester di Giacomo, Chiarina Maria Inganni, Nidia Morra, Massimo Simone, Martina Valentini.
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